Pubblicato su politicadomani Num 88 - Febraio 2009

Bioetica
L’embrione umano oggi
Alla domanda cruciale di cosa sia l’embrione umano l’autrice risponde: “sono io, sei tu, siamo stati tutti noi”

di Marta Pietroni

Biotecnologie, genetica, tecniche di interruzione della gravidanza, diagnosi preimpianto, sperimentazioni su cellule staminali, fecondazione artificiale e assistita, manipolazione genetica, selezione eugenetica. Al centro di tutto ciò c’è sempre e solo l’embrione umano. Inevitabile, quindi, chiedersi che cosa sia l’embrione umano. È un qualcosa? È qualcuno? È semplice materiale biologico da poter manipolare a volontà? Ha un qualche diritto o è solo un ammasso di cellule? È un essere in potenza o è già un essere? E quali sarebbero i suoi attributi? I quesiti sono di enorme portata e la distinzione fra una massa di materia e un essere compiuto è alla bse di una diversità di cultura in cui sono in gioco principi fondamentali. In un’epoca in cui tutto ciò che è tecnicamente possibile passa anche come eticamente lecito, riflettere su come la questione dell’embrione sia la questione del significato della vita umana e del suo valore sembra essere fuori della storia. Eppure alla base c’è un fattore determinante, e cioè: possono gli uomini stabilire in base alla loro prospettiva e al loro arbitrio (culturale e non solo) quale vita è degna di rispetto e quale no? A quale livello di sviluppo si diventa esseri umani e quando invece non lo si è ancora? Siamo in ogni caso di fronte a una brutta storia, come altre brutte storie già viste: la schiavitù, la pena di morte, i genocidi, l’olocausto.
Nel pensiero contemporaneo è avvenuta una scissione tra la nozione di essere umano e quella di persona umana. Sarebbe attribuibile soltanto quest’ultima la qualità di essere umano: qualità dunque presente solo a certi stadi dello sviluppo e a certe condizioni. Nelle fasi dello sviluppo che non si vede il soggetto embrione sembra essere materialmente inconsistente e quindi manipolabile a piacimento (oggi non sarebbero mai permessi esperimenti o selezioni eugenetiche su persone già nate). Sull’altro versante questa manipolazione è vissuta come una violenza dell’uomo contro l’uomo nella sua condizione più fragile ed indifesa, quella a cui invece il diritto moderno garantisce la maggiore tutela. L’uomo diventa sempre di più creatura stessa dell’uomo e la tecnica, da mero strumento, si impone come soggetto. La ricerca che molti scienziati portano avanti per cercare di determinare il momento in cui l’embrione diventa essere umano titolare del diritto alla vita, con la creazione di termini quali pre-embrione o pro-embrione, sono il segno di uno smarrimento per cui la nozione stessa di valore in sé viene a mancare e di come su questo fronte si voglia alimentare un vero e proprio “inganno culturale”: la vita umana non ha più valore di per sé, perde la sua qualità di realtà assoluta, immanente per il laico, trascendente per il credente.
Un aiuto viene dalla biologia la quale oggi ci dice che fin dal concepimento l’essere umano è una realtà con una propria individualità, che si sviluppa secondo un processo biologico che si caratterizza per la sua continuità. La gradualità e continuità dello sviluppo fin dal concepimento significa che non ci sono salti di qualità. Sostenere il contrario, porre cioè un inizio in qualche stadio successivo al concepimento è come sostenere che la vita di un neonato, non avendo egli ancora sviluppato tutte quelle capacità di autonomia, di relazionalità e di ragionamento che fanno, secondo alcuni, dell’essere umano una persona, abbia meno valore della vita di un adulto.
Il vero problema sta nel fatto che spesso questo “inganno culturale” non è mosso, come avviene per altre istanze drammatiche ma meno fondamentali, da interessi economici o politici, ma è una vera e propria visione antropologica dell’uomo, del suo valore e della sua dignità. Ognuno di noi è stato embrione, feto, bambino… O meglio, quell’embrione non ero io in potenza, ero proprio io, nella mia individualità, all’inizio della mia esistenza. Il riconoscimento del prioritario diritto alla vita è fondamentale e fondante (è appena trascorsa la ricorrenza del sessantesimo anniversario dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo), ma la piena realizzazione di questo diritto è ancora lontana e c’è ancora tanto da fare.

 

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